AIUTATECI AD AIUTARLI

Chiunque volesse contribuire all'iniziativa che stiamo portando avanti in aiuto della famiglia Neacsu può aiutarci facendo un versamento sulla seguente postepay:



POSTEPAY N° 4023 6105 6889 4431



INTESTATA A BOGA MARIA

sabato 7 febbraio 2009

Abbiamo ricevuto la traduzione della visita che Carmen aveva fatto qualche giorno fa ai nostri piccolo amici.Un grazie particolare a Mihaela per la traduzione.


La poverta’ „seppellisce” i sogni e le speranze dei bambini


La vita di coloro che hanno risparmiato qualcosa nella loro esistenza, „scorre” al di la’ dei recinzioni, citofoni, o anche delle telecamere, quando la ricchezza e’ piu’ di qualita’. La famiglia Neacsu di Tulbureni, non ha bisogno di tutto questo. Alla loro casetta, piccola e con forme ammalate dal passare delle stagioni, arrivi scendendo una piccola discesa e poi avventurandoti su una piccola collina, senza alcuna recinzione intorno.
Difficile da credere che in due camere possono convivere e capirsi nove anime. I genitori ed i sette figli tra i quali due ancora non vanno a scuola. I piu’ piccoli, Stefan e Dumitru, assomigliano a Nica (n.b. scrittore romeno), quando rubava ciliegie. Biondi, faceti, ogni tanto si sgomitano quando nessuno gli guarda. Ana, Alexandru e Florentina hanno tra 8 e 10 anni e vanno a scuola a Tulbureni. Con gli estranei Ana e’ timida, appena appena risponde alle domande. Alexandru e Florentina sono piu’ disinvolti, forse da quando li hanno portati i romeni e gli italiani, che si occupano di loro, all’operazione di strabismo e da quando hanno lo sguardo corretto e sereno. „Non hanno avuto paura quando sono partiti, perche’ neanche realizzavano cosa succedeva. Al ritorno, quando avevano gli occhi bendati, i fratelli temevano. Adesso tutti li lodano quando li vedono” racconta la mamma dei piccoli. Ionut 11enne e Andrei di due anni piu’ grande, vanno a scuola in citta’. C’e’ bisogno di soldi per i maxi-taxi e per la merenda; ormai sono grandi e non e’ facile.

Al lavoro da piccoli

Siccome il padre dei bambini e’ malato di polmoni, e non puo’ lavorare, Andrei e’ capofamiglia. „Dai dieci anni vado con il carro alla rampa. Porto bottiglie, do una mano e guadagno qualcosa” racconta il ragazzo. Sempre lui ha cura del cavallo e della mucca. Non e’ molto convinto di cosa vuol fare da grande. Prima dovra’ finire il liceo, poi vedra’.Ha inclinazioni umanistiche, piacendogli il romeno, il francese, la storia e geografia, così che, forse andra’ su questa linea... Alexandru, essendo piu’ piccolo, mi assicura che lui da’ da mangiare alla mucca e ai maialini, pero’ fa anche lavori di casa, „Faccio pulizie, aiuto mia mamma...” Da grande vorrebbe fare il medico. Forse perche’ un medico si e’ occupato dei suoi occhi, e adesso, e’ anche lui come i suoi fratelli... Abbastanza curioso, Florentina e Ionut da grandi vorrebbero fare i poliziotti. Il ragazzo mi spiega anche il perche’: „Mi piace quando arrestano quelli che rubano...” Stefan, possibilmente diventera’ un costruttore di successo. Ai suoi 7 anni, pensa di costruire una casa sull’albero: „Prima tagliero’ i rami, poi battero’ dei chiodi...” Gli altri, ancora non arrivano col pensiero fino al futuro, pero’ hanno ancora tempo...

Giochi e cartoni animati, la loro gioia


Quando il tempo e’ brutto, e non hanno niente da lavorare e ne’ di studiare, la TV e’ „bloccata” sui cartoni animati. Vivono accanto ai personaggi schizzati sullo schermo, si identificano con loro, gioiscono insieme e soffrono quand’e’ il caso... Quando arriva la primavera, il mondo intero e’ loro. Entusiasti, mi raccontano come passano il tempo, sul vicolo della valle: „Giochiamo a calcio, „magarusul”, „romaneasca”... „i pistolieri”... In estate e’ molto piu’ bello. Andiamo nel bosco, con la nonna, per raccogliere rami seccati. Raccogliamo anche funghi. A volte, andiamo dalla zia, in città”. Ma il divertimento non e’ soltanto a casa; i piccoli giocano anche a scuola: „a prendere, a nascondino „guardia ed i ladri” ”. Nessuno vorebbe vivere in citta’. „Sempre in campagna ci piace di più” riconosce Ionut.


La lunga strada dalla polenta all’arrosto

Quando la poverta’ e’ tenuta lontana soltanto dai romeni ed italiani che li comprano alimenti da un anno in qua, e li mandano regali per le feste, e’ abbastanza difficile sognare e avere desideri. Devi sapere tante cose, vedere il mondo al di la’ del vicolo, e poi nascono i sogni. Fino ad allora, i sette bambini si rasserenano all’improvviso quando li chiedo che cosa li piacerebbe mangiare.
La polenta e il pane sono i primi nella lista. Quando si tratta di preferenze, da nessuno non manca il riso o macheroni al latte, marmellata, margarina ed il te’. Ionut diventa sereno quando mi dice che gli piace il salame, Alexandru mette al primo posto le sarmale e la minestra, mentre a Stefan gli piace la cotica. Andrei, il piu’ grande ed il piu’ „viaggiato” degli altri, pensa profondamente prima di rispondermi: „le frittelle, le ciambelle, le sarmale e... l’arrosto”. Nessuno degli altri non sembra aver mai udito, prima, la parola magica: „arrosto!”. In un casa da dove la poverta’ non va via cosi’ facilmente, i bambini non hanno sogni sofisticati. Nel frattempo, una casa sull’albero, un „nascondino”e, se si puo’, un’arrosto. Ad una casa che non crolli su di loro (come potrebbe succedere in quella in cui vivono), alle vacanze al mare o alla montagna, oppure ad una macedonia non li portano il pensiero, perche’, o non sanno di cosa si tratta, oppure non osano a guardare così lontano. Chissa’ cosa gli offrira’ la vita... Per ora, la sera vanno a letto sazi, grazie ad un gruppo di persone di buon cuore che si prendono cura di loro, e hanno tutto il terreno intorno alla casa a disposizione per giocare quando c’e’ bel tempo. Forse domani, o l’anno prossimo, sara’ meglio!

Tulbureni, 31 ianuarie 2009

3 commenti:

  1. Penso che questa sia la più semplice e nel contempo saggia risposta data involontariamente dai nostri piccoli amici all'anonimo commentatore che pochi giorni fa aveva ''liquidato,, tutta la questione dell'aiuto dato ai bambini con una frase a dir
    poco infelice dove sembrava che noi stessimo
    semplicemente dando dei soldi in mano a questa
    famiglia e questo facesse di loro dei ''riconoscenti ,, per comodo.
    Grazie a Carmen che ci ha inviato l'intervista,
    grazie a Mihaela per la traduzione ma soprattutto
    grazie a chi ci stà ancora aiutando a portare avanti questa iniziativa non così semplice ma ricca di enormi sddisfazioni morali ma anche
    materiali perchè il sorriso dei bambini è una
    realtà così come lo sono i loro progetti per
    il futuro e noi cercheremo di aiutarli a realizzarli.

    RispondiElimina
  2. Un grazie anche da parte mia per tutti coloro che in qualche modo, e a modo loro ci danno una mano sempre preziosa, in quest'intervista c'è tutta la semplicità di chi si accontenta di poche cose, e nella loro umiltà sognano affinchè un giorno si possano avverare le proprie aspirazioni.............per ora sognate ragazzi...sognate......un giorno chissà

    RispondiElimina
  3. "Ad una casa che non crolli su di loro (come potrebbe succedere in quella in cui vivono), alle vacanze al mare o alla montagna, oppure ad una macedonia non li portano il pensiero, perche’, o non sanno di cosa si tratta, oppure non osano a guardare così lontano"

    ...Grazie amici che permettete, che i confini, dove lo sguardo dei Ragazzi Neacsu ha la capacità di posarsi, diventino, a poco a poco, più ampi!

    Dopo aver letto questo resoconto sono rimasto scioccato; per un po' incapace di realizzare il benchè minimo pensiero.
    La mente è subito fuggita al mio primo impatto con i ragazzi. Tutti che correvano (scalzi) verso di noi! Avevano riconosciuto la macchina di Lalo. A lui grandi e dolci sorrisi. A me e Giorgio grandi occhiate curiose!
    Ma lo studio è durato pochi secondi...Poco dopo Ana correva in bici e faceva evoluzioni per farsi notare, con Dimitru abbiamo iniziato a giocare a rincorrerci, con Flo e Ale bellissimi scambi di sguardi, e Stefan mi offriva i semi di Girasole che stava mangiando.
    Questi erano i dolcissimi confini, quelli di una vita semplice, nei quali insieme ai Neacsu mi sono perso per alcuni istanti.

    ...Però, se questi confini sono una scelta (e se non portati all'estremo), sono il sintomo di una vita "semplice".
    Quando sono le circostanze ad importeli, e quando li subisci duramente, diventano un giogo duro da riuscire a sopportare.

    Vorrei che un giorno quei ragazzi possano, legittimamente, guardare più lontano. E, se con tutto ciò, sceglieranno sempre di vivere in semplicità....

    ...Caspita che bel lavoro che ha fatto Mamma Neacsu!

    RispondiElimina